L’alimentazione intuitiva è una filosofia alimentare che rende esperti del proprio corpo e dei suoi segnali di fame.
È un “lavoro dall’interno”, che consiste nell’ascoltare i messaggi del corpo tramite la consapevolezza interocettiva.
Insegna che siamo noi le persone migliori, le uniche, a fare queste scelte.

L’alimentazione intuitiva si basa su dei principi, alcuni dei quali aiutano a rendere migliore l’abilità di ascoltare le sensazioni corporee e rispondere ad esse; altri aiutano a rimuovere ostacoli verso questa sintonizzazione nei confronti del corpo, ostacolata da una serie di idee che vengono interiorizzate dalla cultura della dieta, come per esempio: regole su cosa, come, quando e quanto mangiare, pensieri su come il nostro corpo dovrebbe/non dovrebbe essere, giudizi nei confronti dei cibi, magrezza come sinonimo di salute e grasso di malattia.
I principi dell’Intuitive Eating sono 10:
1. rifiuta la mentalità della dieta;
2. onora la fame che hai;
3. fai pace con il cibo;
4. contrasta la polizia alimentare;
5. scopri il fattore soddisfazione;
6. rispetta il senso di sazietà;
7. affronta le tue emozioni con gentilezza;
8. rispetta il tuo corpo;
9. fai movimento e senti la differenza;
10. onora la tua salute nutrendoti con amore.
Se è vero che il nostro corpo sa benissimo cosa ci serve per stare bene, come facciamo a imparare ad ascoltarlo?
Non esiste un modo unico e uguale per tutti.
Fare pace con il cibo e con il corpo e darsi il permesso di mangiare in maniera incondizionata non è un qualcosa che si sviluppa dal giorno alla notte, ma nasce da dentro, un pezzetto per volta.
✨ Il primo passo potrebbe proprio essere quello di riconoscere che la dieta non è la vera soluzione, che non è colpa tua se sei perseguendo quel tipo di ideale, che il vero esperto del tuo corpo sei solo tu e nessuno meglio di te può dirti quanta fame hai, che cibo vuoi in quel momento e che cosa ti darebbe soddisfazione.
Affidarsi a un* professionista (o più di uno) che sia format* in materia, può essere di grande aiuto per comprendere da dove cominciare e come farlo.


I principi dell’Intuitive Eating
Numero 1: 𝘳𝘪𝘨𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪𝘵à 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘦𝘵𝘢.
La prima cosa su cui lavorare è cercare di sbarazzarsi degli strumenti della dieta (misure, peso, grammi, kcal, app ect), cioè tutto ciò che tiene chiusi all’interno di una gabbia di numeri, schemi e privazioni che non permettono quindi di prestare attenzione a quello che il corpo cerca di comunicarci.
Le diete portano le persone a sentirsi un fallimento ogni qual volta si esca dallo schema o non si riesca a portarle avanti, ma esse stesse non sono sostenibili nel tempo e nel lungo termine.
Il fallimento non siete voi, ma è il sistema e la società.
La dieta è un fattore di rischio per lo sviluppo di relazioni poco serene e difficili/disfunzionali col cibo perché non fa che aumentare il distacco dai nostri bisogni, spesso volte a metterli a tacere.
Andare nel panico di fronte alla prospettiva di abbandonare le diete è normale, dopotutto è l’unico strumento che si ha mai avuto a disposizione per (cercare di) perdere peso (per quanto solo temporaneamente).
Alcune paure comuni che vengono riportate nell’idea di abbandonare i regimi alimentari possono essere:
- “se abbandono la dieta, non smetterò più di mangiare”,
- oppure “se non seguo una dieta o un piano alimentare, non so che cosa mangiare”,
- oppure ancora “perderò il controllo”.
Spesso è proprio la dieta a “scatenare” la voglia di assumere cibo più del necessario. Ma non appena il corpo imparerà (e si fiderà) che avrà sempre qualcosa da mangiare (differentemente da quello che succede seguendo un piano alimentare restrittivo), le scelte alimentari saranno guidate dagli stimoli interni e non più da quelli esterni.
Alcuni passi necessari per iniziare a cambiare paradigma, rifiutando la mentalità della dieta:
- riconoscere e ammettere i danni causati dalle diete;
- essere consapevoli delle caratteristiche e dei pensieri tipici della mentalità della dieta;
- sbarazzarsi degli strumenti delle diete;
- essere comprensivi con se stessi.
Ecco perché, allora, rigettare la mentalità della dieta: 𝙥𝙚𝙧 𝙖𝙗𝙗𝙧𝙖𝙘𝙘𝙞𝙖𝙧𝙚 𝙡𝙖 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙩à 𝙙𝙞 𝙖𝙨𝙘𝙤𝙡𝙩𝙤, 𝙛𝙞𝙙𝙪𝙘𝙞𝙖 𝙚 𝙨𝙘𝙚𝙡𝙩𝙖 🌱💚
Numero 2: 𝘰𝘯𝘰𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘦.
Un corpo a dieta restrittiva è un corpo che “soffre la fame” e che cerca di adattarsi a questa condizione. Il nostro bisogno di cibo (cioè energia) è così primario che se non se ne riceve abbastanza l’organismo compensa istintivamente mettendo in atto meccanismi biologici e psicologici molto efficaci. Non è un caso che il cibo sia alla base della Piramide di Maslow, un modello che stabilisce la gerarchia dei bisogni umani e suggerisce che determinati bisogni essenziali debbano essere soddisfatti.
Il cibo e l’energia sono così necessari alla sopravvivenza che, se non si mangia abbastanza, si accende la “miccia” biologica che attiva la spinta a nutrirsi, sia fisicamente che psicologicamente.
Tale spinta è una vera connessione mente-corpo.
Gli stimoli biologici che scatenano la fame sono variegati: quindi, quella che molti ritengono sia una questione di forza di volontà è invece una spinta biologica, di cui non si deve sottovalutare la potenza e l’intensità.
🌱 Uno dei primi step per recuperare la fiducia nei confronti di se stessi, e anche del cibo, è riappropriarsi del segnale di fame, di quello che il corpo chiede e di come lo chiede.
Ognuno di noi, infatti, percepisce la fame in modo diverso, in momenti diversi nel corso della giornata e questa cosa varia di giorno in giorno, proprio perché non siamo robot ma esseri umani.
Ciò che spesso accade quando si è “a dieta” è ricevere grammi precisi di ciò che si deve mangiare (come se fosse un’imposizione e non una possibilità), e questo non cambia a seconda della fame.
Ma com’è possibile pensare che ogni giorno la percezione della fame sia la stessa (e soprattutto, senza mai cambiare)? Come possiamo mangiare la stessa cosa di ieri se oggi abbiamo più fame? Si finisce così per disimparare completamente ad accogliere i segnali del corpo.
✨ Il fatto è che solo tu puoi davvero conoscere quanta fame hai e quando, e solo tu puoi sapere quello che in quel momento hai bisogno di mangiare, in relazione al tuo personale benessere.
Il tutto senza giudizi di valore 🍕🥗🍚
Numero 3: 𝘧𝘢𝘪 𝘱𝘢𝘤𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘤𝘪𝘣𝘰.
- Concedersi una tregua.
- Smetterla di combattere con il cibo.
- Darsi il permesso di mangiare in modo incondizionato.
Dare fiducia al proprio corpo.
Anche questo è un punto davvero complesso da attraversare e accogliere, perché il giudizio nei confronti del cibo è molto forte e radicato.
Se ci si convince di non poter o dover mangiare un determinato alimento (come accade nelle diete restrittive), si potrebbe arrivare a provare un forte senso di privazione che poi si trasformerà in desiderio incontrollabile (una “voglia” impellente di assumerne di più).
Lo psicologo Fritz Heider sostiene che privarsi di qualcosa che si desidera può in effetti aumentarne il desiderio: non appena si mette “al bando” un cibo, acquisisce uno “status di cosa desiderata”, che si intensifica a ogni dieta e via via che la privazione aumenta.
L’Intuitive Eating non è un “via libera a tutti i cibi che più mi piacciono e mi rendono felice”, ma piuttosto è un percorso che mira ad insegnarci ad ascoltare il proprio corpo, a fare “ordine” nelle nostre sensazioni, a farci riscoprire la sensazione di fame e la differenza tra fame e sazietà.
Significa coltivare quella possibilità di scegliere liberamente cosa mangiare, senza giudizio, nel totale ascolto dei segnali e bisogni di quel momento.
Bisogni che non sono sempre e solo fisici.
Proviamo allora a liberarci da determinate “catene” e a mangiare quello che davvero vogliamo, in accordo con quei bisogni che da esseri umani ci appartengono (come fame, piacere, soddisfacimento, voglia, condivisione o curiosità).
Iniziamo a comprendere che il nostro valore non dipende dal cibo che mangiamo, che non siamo “brutte” persone se scegliamo la pizza o “brave” se mangiamo un’insalata.
Iniziamo a percepire il cibo sullo stesso piano dal punto di vista morale, per darci la possibilità di non percepirne più alcuni come proibiti e, di conseguenza, nascerà la consapevolezza che si potrà scegliere di mangiarli oppure no, a seconda appunto delle proprie necessità personali.
Questo mangiare incondizionato nasce da dentro e con il tempo, ci vogliono pazienza e pratica.
Numero 4: 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘴𝘵𝘢 𝘭𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘢𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦.
La “polizia alimentare” è una voce potente che si sviluppa attraverso le diete e la cultura della dieta.
Costruisce i propri giudice e giuria interiori, che decidono se ci stiamo comportando “bene” o “male”.
È la somma di tutti i regimi e le regole alimentari che sono state seguite e si rafforza 1. ogni volta che iniziamo un nuovo piano alimentare e 2. quando leggiamo una nuova regola sui social media/sulle riviste o quando riceviamo un commento sul nostro corpo o comportamento alimentare.
Allora come modificare queste voci interiori?
🗝️ Una chiave di lavoro è, per esempio, quella di provare a poco a poco a decostruire tutti quei pensieri che arrivano, così che diventino sempre meno invasivi, finendo per ridursi e non essere così assordanti.
“Penso di non dover mangiare i carboidrati a cena”
“Il pane fa ingrassare”
“I dolci fanno male”
“Bisogna assumere 0 grammi di grassi”
“I latticini fanno male”
“Non hai fatto attività fisica, quindi devi saltare la cena”
Insieme si decostruisce l’idea, si comprende
che i carboidrati a cena possono esserci e potrebbe a dire il vero essere vantaggioso inserirli per diverse motivazioni,
che non è adatta un’alimentazione totalmente priva di grassi per il mantenimento del proprio benessere psicofisico,
che non a tutte le persone i latticini “fanno male” e
che l’attività sportiva non è finalizzata al controllo dell’introito energetico giornaliero (e tanto altro).
Si modifica il pensiero che arriva dandosi il permesso di mangiarli e a poco a poco la loro presenza non sarà più una minaccia. Anzi:
“Nel mio pasto ho bisogno di assumere carboidrati”
“Mangiare biscotti va bene, è normale”
“Se mi va un dolce a fine pasto me lo permetto, è la mia coccola”
“Ogni giorno che passa entro sempre più in contatto con me stesso”
Grida “no” al pensiero di essere “brav*” se assumi il minimo delle calorie e “incapace” se assaggi una fetta di torta al cioccolato. Scacciare la polizia alimentare è un passo cruciale per tornare a mangiare intuitivamente. Immagina la libertà quando lo farai.
Numero 5: 𝘴𝘤𝘰𝘱𝘳𝘪 𝘪𝘭 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘴𝘰𝘥𝘥𝘪𝘴𝘧𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦.
Il cibo non è solo cibo.
È piacere, condivisione, curiosità.
Il piacere e la soddisfazione possono essere considerati tra gli obiettivi principali della vita.
Molte volte lo “stare a dieta” determina il non vedere più questa faccia della medaglia: il rapporto col cibo diventa difficile e ci si sente obbligati a mangiare (o non mangiare) determinati cibi per ritrovarsi molto spesso non soddisfatti.
Se ci si abitua a mangiare cibi che non sono quelli che in realtà vorremmo, finiremo per cercare sempre qualcosa che ci soddisfa a livello fisico e mentale, è qualcosa di assolutamente normale e legittimo.
Poi succede che quei cibi che si desiderano sono anche quelli “proibiti” e, se si esce dallo schema mentale prefissato, nasce il senso di colpa.
Infine, a lungo andare crolla tutto, non è sostenibile.
Il fattore “soddisfazione” è un punto davvero importante, perché se ci daremo la possibilità di mangiare ciò che davvero ci soddisfa, senza giudizio nei confronti del cibo e di noi stessi, inizieremo anche a riscoprire cosa voglia dire “provare piacere al momento del pasto”, piacere che dovrebbe essere una costante.
❗Per risultare soddisfacente, il pasto deve includere cibi che ci piacciono e che sono azzeccati: mangiare un’insalata se desideriamo una bistecca non ci darà soddisfazione e, allo stesso modo, se ci viene proposto uno spuntino o un intero pasto di nostro gusto quando non abbiamo molta fame l’appagamento sarà minore.
Se non riesci a scegliere o hai bisogno di far chiarezza, poniti alcune domande come:
• “che cosa mi va di mangiare?”
• “quale aroma potrebbe attirarmi?”
• “che aspetto avrà il cibo?”
• “che sapore avrà e quale sarà la sensazione in bocca?”
• “voglio qualcosa di dolce, salato, saporito, adoro o amato?”
Quando mangi ciò che desideri davvero in un ambiente invitante, il piacere che ne ricaverai aiuterà a sentirti soddisfatt* e content*. Meriti di mangiare ciò che ti fa stare bene e che ti piace, e può non essere sempre lo stesso ma cambiare di giorno in giorno, a seconda del bisogno e della situazione in cui ti trovi 💕🍕🍝🍫🥝

Numero 6: 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘪𝘭 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘢𝘻𝘪𝘦𝘵à.
Questo principio dell’I.E. è direttamente proporzionale al secondo, ovvero “Onora la tua fame”.
Come la fame, anche la sazietà è uno di quei tasselli che quando si fa una dieta non viene preso in considerazione.
Come cambia la fame lo fa anche la sazietà, di giorno in giorno: non è detto che ciò che ci sazia oggi lo faccia anche domani.
Quindi cosa si fa, in un percorso non prescrittivo, per imparare ad ascoltare il segnale di sazietà?
Si cerca, insieme, di comprendere come accoglierlo e rispondere loro, senza giudizio e in relazione ai molteplici bisogni che ci caratterizzano.
In particolare, si riflette su come ci si sente durante e dopo il pasto e che tipo di sensazione fisica si percepisce (usando, per esempio, la “scala di sazietà”, in cui a ogni step corrisponde una sensazione precisa di pienezza o meno).
È un vero allenamento, e una cosa che potrebbe aiutare è quella di soffermarsi e fare delle pause durante il pasto per provare a chiedersi a che livello sia la sazietà rispetto alla fame di partenza, verificando come sono cambiati i livelli di fame e sazietà stessi.
“Come ti sentivi a inizio pasto?”
“Come ti senti una volta terminato?”
“Che segnali ti sta mandando il tuo corpo?”
Poi ci sono alcune situazioni che possono rendere più complicata la percezione della sazietà, per esempio:
mangiare in ambienti poco confortevoli,
- oppure mentre si è distratt* e si stanno facendo diverse altre cose,
- così come l’aver interiorizzato che tutto quello che c’è nel piatto debba essere finito per forza.
La capacità di rispettare la pienezza o di riuscire a fermarsi perché il proprio organismo ha ricevuto cibo a sufficienza dipende in modo cruciale dal fatto di dare a noi stessi il permesso incondizionato di mangiare (𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘪𝘱𝘪𝘰 𝘯. 3: 𝘍𝘢𝘪 𝘱𝘢𝘤𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘤𝘪𝘣𝘰).
Non avere paura, sperimenta e lasciati la libertà di vivere tutte le esperienze di cui hai bisogno per comprendere il tuo corpo e i suoi segnali.
Ristabilire un rapporto di amicizia con le nostre sensazioni significa nutrire il corpo in modo adeguato per tutta la giornata.


Numero 7: 𝘢𝘧𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘢 𝘭𝘦 𝘵𝘶𝘦 𝘦𝘮𝘰𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘪𝘭𝘦𝘻𝘻𝘢.
L’ansia, la solitudine, la noia e la rabbia sono emozioni che proviamo tutti nella vita: ognuno ha la propria causa scatenante e il proprio modo di acquietarsi, e il cibo non allevia nessuna di queste sensazioni.
Nel breve termine può dare conforto, distrarre dal dolore o addirittura intorpidire, ma non risolve il “problema”, perché alla fine dev’essere affrontata la fonte delle emozioni.
Fame biologica ed emotiva non dovrebbero essere divise, in quanto siamo esseri umani e le emozioni ci caratterizzano a 360 gradi.
Ma soprattutto l’alimentazione non è un fatto isolato: in genere il cibo produce associazioni a livello emotivo.
Per esempio, ogni volta che un’esperienza significativa della vita viene celebrata mangiando (dalla torta di compleanno alla cena per festeggiare un successo/traguardo), il legame col cibo si rafforza. E la stessa cosa accade ogni volta che mangiamo per trovare conforto.
È importante capire che questa strategia di adattamento poggia su un continuum di intensità:
- gratificazione sensoriale (il piacere del gusto del cibo);
- conforto (ricordi di luoghi o periodi piacevoli);
- distrazione (dai sentimenti che non si desiderano provare);
- sedazione (mangiare per intorpidirsi o anestetizzarsi);
- punizione (sensi di colpa e comportamenti punitivi dopo aver mangiato).
Le domande che spesso finiamo per non porci possono essere:
“Perché mi sto sentendo in questo modo?”
“Perché sto agendo in questa maniera?”
“Cos’è per me più vantaggioso ora?”
Non esiste una risposta giusta o sbagliata in senso assoluto.
La consapevolezza che accompagna il gesto, però, può aiutare nel fare la differenza.
Diventare “mangiatore intuitivi” significa imparare a essere gentili e compassionevoli con noi stessi riguardo al modo in cui usiamo il cibo per affrontare le situazioni, oltre che lasciar andare il senso di colpa.
✨Trova modi gentili di consolarti, sostenerti, distrarti e risolvere le difficoltà.
Ovviamente questo tipo di lavoro lo si fa con un professionista che abbia gli strumenti necessari per aiutare in questo cammino.
Numero 8: 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘪𝘭 𝘵𝘶𝘰 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰.
In che senso?
Nel senso che dobbiamo accettare la nostra “impronta genetica”.
La questione è avere una visione realistica di chi siamo: per es., se i nostri fianchi sono geneticamente larghi, non sarà mai possibile che diventino stretti; se il nostro piede calza un numero, non potrà mai rientrare in una scarpa più grande/più piccolo.
Veniamo costantemente spinti a raggiungere ideali fisici che non ci possono appartenere, e in questo il peso è un fattore che non è così modificabile come vogliono farci credere: la genetica, l’ambiente in cui viviamo o il contesto sociale fanno la differenza.
Il problema non è il nostro corpo, bensì la cultura grassofobica nella quale viviamo e che si trova ovunque (in ambito sanitario, nelle scuole, nei luoghi di culto, nei mezzi di comunicazione, nei social media, nella cosmesi, nel fitness, in famiglia e tra amici).
Provare a decostruire l’idea di dover essere in un certo modo e accogliere che come siamo va bene (che non vuol dire accettarsi in senso passivo) è un primo passo per normalizzare il proprio corpo. Molto spesso è necessario il percorso con una persona professionista in area psicologica e specializzata in questo, cosa che consiglio a cuore aperto 💖
Ma come facciamo a trattare il nostro corpo con rispetto?
Ascoltiamolo, diamoci il permesso, cerchiamo un rapporto sano con il cibo, facciamo ciò che ci fa sentire bene, soddisfiamo i nostri bisogni primari e facciamoci caso.
Per esempio:
- impariamo a darci il permesso di riposarci e prenderci una pausa;
- vestiamoci comodi, diamo spazio e agio ai movimenti e al comfort;
- non rinunciamo ai nostri progetti, né rimandiamoli a causa del corpo;
- nutriamo il nostro corpo.
Il nostro corpo ci permette di fare un sacco di cose, con tutti i sensi. Averne cura significa nutrirci e agire affinché sia nel miglior stato possibile.
✨ Cerchiamo sempre di ricordare che il corpo è la nostra casa, e lo sarà per l’intera vita.
Non facciamogli la guerra, perché la faremo a noi stessi.
Lui ci porta ovunque andiamo e ci dona la possibilità di essere.
Numero 9: 𝘧𝘢𝘪 𝘮𝘰𝘷𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘦𝘳𝘦𝘯𝘻𝘢.
Che differenza?
Quella che di certo nasce quando il movimento è di benessere e non più dettato da un obbligo, perché svolgere un’attività sportiva con l’obiettivo di cambiare il proprio corpo o compensare il cibo assunto non sarà mai né piacevole né sostenibile.
È chiaro che il movimento e l’esercizio fisico portino beneficio; cosa succede però quando diventa una cosa che si deve fare per forza e magari pure che non piace?
𝐃𝐨𝐯𝐞𝐫 andare a correre, per esempio, è diverso rispetto al 𝐯𝐨𝐥𝐞𝐫𝐥𝐨 perché ci fa stare bene, ed è questo il punto: se spostiamo la nostra attenzione su 𝐜𝐨𝐦𝐞
ci fa sentire l’esercizio, possiamo trovare modi diversi per divertirci nel movimento.
A questo punto si potrebbe ragionare su un punto cruciale: “se lasciassi stare la questione di cambiare il mio corpo/dimagrire ect, cosa mi piacerebbe davvero fare?”
Quando stacchiamo l’esercizio fisico dal concetto di perdita di peso, è lì che si comincia davvero a divertirsi e quindi a beneficiare di tutti i vantaggi possibili che ne derivano. Perché?
Perché ci dà gioia.
Allora ecco che, recuperando in contemporanea un rapporto pacifico col cibo, è possibile recuperarne uno anche con l’esercizio fisico.
Il muoversi deve portare a obiettivi precisi? Sì. Quali?
- Magari aumentare la forza per svolgere le attività di vita quotidiana;
- ridurre il rischio di malattie croniche;
- migliorare l’umore;
- migliorare attenzione e memoria;
- combattere le tensioni e lo stress.
Essere attivi dovrebbe essere divertente: ci meritiamo di muoverci e scegliere ciò che riteniamo in linea con le nostre preferenze individuali. Scegli qualcosa che ti piaccia e che ti faccia sentire bene, sceglilo perché ti dona sensazioni di benessere e non per modificare le tue forme corporee.
Numero 10: 𝘰𝘯𝘰𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘴𝘢𝘭𝘶𝘵𝘦 𝘯𝘶𝘵𝘳𝘦𝘯𝘥𝘰𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦.
Non può esserci un “giudizio morale” sul cibo, cioè non esistono cibi migliori o peggiori, ma esiste quello che ci fa stare bene, un benessere personalizzato e autodeterminato, la libertà di scegliere per se stessi senza giudizio.
La salute si basa proprio sulla cura dei propri bisogni individuali: con questa prospettiva e direzione gentile, le scelte alimentari sono radicate più nella cura del sé (fisico e psichico) piuttosto che nell’autocontrollo e, quindi, quando intendiamo il cibo come un aspetto piacevole della nostra vita (piuttosto che qualcosa da controllare e temere) eliminiamo una quantità significativa di stress (con evidenti e conseguenti risvolti positivi per la nostra salute).
Inoltre, tanto più ci concentriamo su peso, pesi e misure, quanto più rischiamo di non ascoltare pienamente il nostro corpo.
Scegli quindi di onorare la tua salute nel quotidiano, e di fare scelte che rispecchino il tuo sentire.
Adeguatezza, equilibrio, varietà e individualità sono i quattro pilastri sui quali possiamo fondare la nostra alimentazione gentile (ne parleremo più avanti!).
Ascoltare il proprio corpo significa, per esempio, provare a rispondere ad alcune domande:
- “mi piace davvero il sapore di questi cibi o sono un martire della dieta/salute?”
- “come mi sento fisicamente quando mangio questo cibo o questo tipo di pasto? La sensazione mi piace?”
- “come mi sento quando mangio in questo modo? La sensazione mi piace? Vorrei sentirmi ancora così?”
- “avverto qualche differenza a livello di energia?”.
Soffermati su come ti senti dopo un pasto, su quello che percepisci: il tuo corpo ti indicherà cosa per te è più vantaggioso e cosa non lo è.
Ricorda che per essere “sana” la tua alimentazione non dev’essere perfetta: non saranno uno spuntino, un pasto o una giornata a determinare un’improvvisa carenza di nutrienti né a far perdere la salute. L’importante è il progresso, non la perfezione.
Onora la tua salute con un’alimentazione gentile, ovvero le scelte alimentari che fai devono farti bene al corpo e all’animo.

Vuoi iniziare il tuo percorso di Intuitive Eating?
Prenota una chiamata conoscitiva con me!
Auto-svezzamento: i primi passi per iniziare.
"Mamma aiutami a mangiare da sol*"Lo sviluppo del comportamento alimentare è influenzato (in misura determinante) dalle esperienze dei primi 2 anni di vita, durante i quali il bambino sperimenta il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea dei primi mesi al...
Ecco come lavoro!
Come lavora un* dietista non prescrittiv*?Spesso la domanda che mi viene posta è "ma se non si ha nessuna dieta che scandisce precisamente la giornata alimentare, allora su cosa possiamo lavorare?"Come dietista non prescrittiva, il mio ruolo va ben oltre la semplice...
Educare i bambini al gusto.
Educare i bambini al gusto: come?Obiettivo dell’educazione al gusto è la scelta di adeguate quantità di alimenti appartenenti a tutti i diversi gruppi alimentari alternandoli nei vari pasti della giornata, così da educare i bambini ad accettare una gamma di alimenti...
L’alimentazione in età scolare.
Alimentazione in età scolareLa nutrizione del bambino deve soddisfare tre esigenze principali: l'accrescimento somatico; lo sviluppo neuropsicologico ottimale; il mantenimento dello stato di salute a breve, medio e lungo termine. L'esistenza di una "memoria...
DCA e comorbilità.
DCA e comorbilitàCosa si intende con comorbilità? I disturbi alimentari sono disturbi complessi che coinvolgono aspetti fisici, psicologici, sociali, culturali e che possono essere complicati da un alto tasso di comorbilità. Con "comorbilità” s'intende la presenza...
Risotto pomodoro e mozzarella al forno.
Risotto pomodoro e mozzarellaPreparazione: 20-25 minuti Difficoltà: bassaCucinare veloce si può Tuti abbiamo ormai sperimentato come sia difficile conciliare le esigenze del lavoro, del tempo libero e della famiglia. Troppo spesso tutto ciò porta a penalizzare proprio...
Cibo ed emozioni.
Cosa rappresenta il cibo per te? Cibo ed emozioniIl cibo è solo nutrimento? Il cibo assume una funzione biologica essenziale per l’uomo. Rappresenta il mezzo per soddisfare un proprio bisogno primario: la fame. E le emozioni?La domanda che ci poniamo è: il cibo può...
La terapia cognitivo-comportamentale CBT-E.
La terapia cognitivo-comportamentale Informazioni per i pazienti e i familiari La CBT-E La CBT-E (la E sta per “enhanced”, cioè potenziata) è una terapia elaborata da Christopher Fairburn negli anni Ottanta. Rispetto alla terapia cognitivo-comportamentale standard,...
La selettività alimentare nello spettro autistico.
La selettività alimentare nello spettro autisticoNel 2021, dopo la fine degli esami della Triennale, mi sono dedicata alla scrittura della Tesi di Laurea. Ho avuto modo di approfondire il tema della "selettività alimentare", in particolare nei bambini autistici. Ho...
Il coinvolgimento della famiglia nel trattamento dei disturbi alimentari.
Ruolo e coinvolgimento della famiglia nel trattamento dei disturbi alimentariDivide et Impera: l'impatto del disturbo alimentare sulle relazioni interopersonali.Perchè ci interessa osservare il disturbo alimentare dal punto di vista di come impatta sulla relazione con...
Intuitive Eating.
Cos'è l'alimentazione intuitiva e come metterla in atto Our StoryCosa significa Intuitive Eating?Si definisce intuitive eating o mindful eating una filosofia alimentare basata sull’ascolto del proprio corpo. Mangiare in modo sano e consapevole, fondando...
Linee Guida per una Sana Alimentazione per la popolazione italiana.
Linee Guida per una Sana Alimentazione per la popolazione italianaDopo più di dieci anni dall’ultima revisione, viene pubblicata la revisione delle Linee Guida per una sana alimentazione: documento sulla sana alimentazione rivolto ai consumatori che raccoglie e...
Come creare un menù settimanale?
Come realizzare un menùsettimanale sano ed equilibrato? Da dove iniziare? Da dove iniziare? Nell'articolo precedente ho riportato un esempio di un menù settimanale con la descrizione di alcuni benefici di cui potrai godere seguendo un'alimentazione ben...
L’educazione nutrizionale.
L'educazione nutrizionale Cosa si intende per educazione alimentare? ✨ L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come l’assenza di malattia o infermità”. Non si...
Che cos’è un DCA?
Che cos'è un DCA? RITROVARE IL "GUSTO" DELLA VITA ✨ I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del...
Cellulare
351 7726161
dietista.estermarino@gmail.com
Indirizzo
Via Vittorio Veneto n. 19, Marina di Massa (MS)
Via Alpi Apuane n. 705, Querceta (LU)