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Cosa significa Intuitive Eating?
Si definisce intuitive eating o mindful eating una filosofia alimentare basata sull’ascolto del proprio corpo. Mangiare in modo sano e consapevole, fondando le proprie scelte quotidiane su ciò che il corpo stesso “chiede”, sia il modo più corretto di alimentarsi. Intuitive eating significa alimentazione intuitiva. L’espressione si riferisce quindi alla capacità di metterci in contatto con i bisogni profondi e reali del nostro organismo, rispondendo con un’alimentazione libera da schemi, tabelle e teorie, un’alimentazione che segua puramente l’istinto saggio che alberga in ognuna/o di noi dalla notte dei tempi. Intuitive Eating è un approccio all’alimentazione che tiene conto delle competenze innate del nostro corpo nel comunicare ciò di cui ha bisogno nelle giuste quantità e nel momento esatto in cui ne ha bisogno.

Capacità di autoregolarsi
Tutte e tutti nasciamo con la capacità di autoregolarci nell’alimentazione. Pensiamo ai neonati allattati al seno: succhiano il latte della mamma finché non si sentono sazi, non una goccia di più, non una di meno, senza bisogno che qualcuno dica o insegni loro i tempi, le modalità e le quantità di una poppata (salvo interferenze esterne che, infatti, nella maggior parte dei casi sono dannose e compromettono l’allattamento). Loro sanno. Ognuna/o di noi sa. Continuiamo a conservare questa saggezza primordiale nonostante i tentativi di sabotaggio ad opera del “progresso alimentare” che ci invita continuamente a contaminare il nostro corpo con (non-)alimenti processati e distanti da ciò che Natura offrirebbe, benevola. Per i primi anni di vita resistiamo nel mettere in atto le nostre competenze innate di mangiatrici e mangiatori intuitivi: digiuniamo spontaneamente quando ci ammaliamo, regoliamo la quantità di cibo richiesto a seconda dell’energia che spendiamo, non deleghiamo alle emozioni il compito di decidere cosa-quanto-quando mangiare. Tutto avviene in modo naturale, irrazionale. È l’intuito animale, l’istinto, che governa il meccanismo.
Poi succede che i tempi cambino, che le età passino, che si stabiliscano ritmi di vita dettati da schemi adultocentrici, allora qualcosa cambia. Non possiamo più ascoltare quella saggezza che ci parla da dentro, perché la voce che fuori ci dice di mangiare al volo, di stare composti a tavola, di fare merenda alle 4 del pomeriggio (alle 18 non va bene, perché ci rovina le cena), di finire tutto il piatto anche quando non ci va o stiamo poco bene è troppo forte, diventa sempre più assordante. Arrivano i non-cibi ad ostacolare la lungimiranza del nostro mangiatore intuitivo interno ed ecco che piano piano dimentichiamo di essere competenti.
Nel mondo occidentale, fin da bambini, siamo inseriti in un contesto sociale che accorda grande importanza all’aspetto fisico. In un contesto di ricchezza e di presenza pressoché illimitata di cibo in tavola, spesso la capacità di controllarsi, di non eccedere, di perdere peso, di consumare solo cibi considerati “buoni” perché leggeri: tutti questi comportamenti vengono considerati positivi. Ma non è così. Questa spesso è una delle concause che danno origine a disordini alimentari e, in generale, anche in situazioni non patologiche, a un pessimo rapporto con il cibo e con lo specchio.
Intuitive Eating e Mindul Eating
Nello specifico, il mindful eating è l’atto di prestare attenzione al cibo durante il suo consumo, mantenendo una condizione di consapevolezza nel momento presente e concentrandosi sull’esperienza alimentare. L’intervento suggerisce di soffermarsi sull’aspetto, sull’odore, sul colore e sul sapore del cibo, ponendo attenzione alle sensazioni fisiche ed emotive provenienti dal corpo, per aumentare la propria capacità di percezione della sazietà. L’intento non è perdere peso o limitare l’assunzione di cibo; tuttavia, questa pratica postula che se una persona è consapevole della esperienza alimentare e del consumo di cibo adotterà un’alimentazione più salutare, minimizzando le reazioni impulsive di fronte al cibo
Allo stesso modo, l’intuitive eating incoraggia gli individui a rifiutare la “mentalità dietetica” e cioè il processo di affidarsi a fattori non fisiologici, come il controllo cognitivo, per determinare l’assunzione di cibo, piuttosto che basarsi sul sistema di autoregolazione naturale del corpo. L’intervento raccomanda di mangiare concentrandosi intenzionalmente sui segnali fisiologici di fame e sazietà e non sugli stimoli esterni. Quest’ultimi includono le emozioni, la disponibilità di cibo, il vedere o annusare cibo, i contesti sociali in cui mangiare è incoraggiato o la norma, le dimensioni delle porzioni o confezioni alimentari. L’intuitive eating implica che l’individuo si alleni concentrandosi sulla risposta alle sue sensazioni fisiche con il fine di determinare i propri bisogni corporei.
I pilastri dell’alimentazione intuitiva
L’intuitive eating si pone come “contrastatore” della cosiddetta “diet culture”: non devi essere sempre attento alle calorie, non devi necessariamente seguire un regime alimentare codificato, non devi dare un valore morale a ciò che mangi. L’insalata non è migliore dei biscotti, sono soltanto cibi diversi, con valori nutrizionali e un’utilità differenti per la nostra salute. Il cibo è visto, come giustamente e realmente è, soltanto come una meravigliosa fonte di energia, di cui il corpo ha bisogno. Il nostro organismo sa perfettamente cosa ci serve e dobbiamo imparare ad ascoltarlo per riuscire ad alimentarci naturalmente, nel modo giusto. Un esempio banale: se si è carenti di magnesio, il nostro corpo ci farà spontaneamente venire voglia di cibi che ne contengono una buona quantità, come mandorle o cacao. Il nostro organismo è una macchina perfetta, guidata da un’intelligenza primitiva che è l’autoconservazione, e che spesso oggi non siamo capaci di ascoltare.
I 10 passi per approcciare l’intutive eating.
- Togliersi dalla testa il concetto di “dieta”. La prima cosa da fare è smettere di ragionare in termini di regimi alimentari restrittivi o particolarmente codificati.
- Onorare la propria fame. Avere fame è un impulso normalissimo, non qualcosa di cui vergognarsi. Se si ha sete si beve, se si ha sonno si dorme, se si ha fame… si mangia! Semplice, senza giudizi di valore.
- Fare pace con il cibo. Non è certo semplice in alcuni casi, ma è bene iniziare smettendo di attribuire un valore ad alcuni alimenti e una critica ad altri. Il cioccolato non è colpevole di nulla, mentre la lattuga non è di per sé superiore ad altri vegetali solo perché meno calorica. Privarsi di un alimento desiderato troppo a lungo è il modo migliore per poi ritrovarsi a consumarne una quantità eccessiva tutta in una volta.
- Non farsi condizionare dal giudizio altrui. Capita che, a tavola con amici e parenti, ci si senta prendere bonariamente in giro se si mangia una grossa quantità di cibo, se si è perso peso o preso peso. Non fatevi demoralizzare. Nessuno conosce le vostre motivazioni né ha diritto di dirvi quanto dovreste pesare e mangiare.
- Imparare a scegliere e apprezzare il cibo. Non è solo benzina, è buono, fa bene, ha un sapore e un profumo piacevole. Alimentarsi bene significa anche scegliere cosa si vuole mangiar, scegliere cibo di qualità, cucinarlo con calma e poi godersi ogni boccone.
- Ascoltare il senso di sazietà. Chimicamente, l’impulso della sazietà arriva dal cervello dopo 20 minuti dall’inizio del pasto. Questo implica che mangiare piano, masticando e assaporando con la giusta calma, aiuta a percepire correttamente la sazietà. E se ogni tanto si mangia oltre la sazietà? Non succede assolutamente nulla, può capitare!
- Capire le proprie emozioni. C’è chi quando è triste o arrabbiato perde del tutto l’appetito e chi, invece, si consola con il cibo. Non c’è un giusto o uno sbagliato, si tratta solo di acquisire sempre maggiore consapevolezza di come le emozioni incidano sul proprio modo di alimentarsi.
- Rispettare il proprio corpo. Alti, bassi, robusti o minuti, con il naso grande, i piedi piccoli, le orecchie a sventola: non importa. Il nostro corpo è il supporto perfetto, che ci porta in giro e ci consente di vivere tante avventure, trattiamolo con rispetto.
- Amare il movimento. L’esercizio fisico non è una punizione né un modo per bruciare calorie: al contrario, lo sport è benessere, divertimento, è uno sfogo e un bellissimo modo di stare insieme. Trovate l’attività giusta, che sia yoga, running, una semplice camminata o un gioco di squadra, basta che vi dia soddisfazione!
- Fare scelte salutari. L’ultimo passo è frutto di tutti i precedenti: applicando questi principi si arriva al punto in cui si è capaci di fare scelte consapevoli e giuste, spontaneamente, per la propria salute.
Appurato che solo un corpo libero e pulito da cibo spazzatura e non-cibo può darci i giusti segnali, ecco quelli che sono secondo me i 5 pilastri sui quali costruire una solida e benefica pratica di alimentazione intuitiva:
- mettersi in ascolto dello stimolo della fame ed assecondarlo subito, senza arrivare a tavola con una fame mostruosa che offuschi i messaggi del nostro corpo;
- evitare di contare calorie, pesi e quantità ed avere fiducia nel nostro sentire;
- masticare con calma e a lungo per permettere allo stimolo di sazietà di arrivare puntuale e sincero;
- scandire il ritmo del mangiare con il ritmo fame-sazietà, senza necessariamente orari fissi (il bioritmo naturale si stabilirà da solo);
- smettere di trattare l’alimentazione come una discarica emotiva.
Ora è chiaro che alla base occorra assumere un atteggiamento mentale accogliente ed aperto, privo di giudizi e di sensi di colpa.
Ascoltare con fiducia, deporre le maschere, abbandonare la fretta, prendere coscienza delle emozioni che si provano e da dove hanno origine per ritrovare la sacralità insita nell’atto del mangiare e ristabilire una connessione cristallina con la Natura ed il nutrimento da lei messo a nostra disposizione.
E’ meraviglioso constatare come il nostro organismo richieda alimenti diversi in diversi momenti della giornata, dell’anno e della vita in generale.
Diamogli l’opportunità di comunicare con noi e di essere nostro maestro. Diamoci l’opportunità di essere suoi discepoli.
Buon intuitive eating ! E buon cammino !